Sarà il lamento di una categoria, il solito inascoltato ed ennesimo lamento che stavolta, levandosi da Pradalunga, nel bergamasco, si perderà nel deserto dell’indifferenza generale, l’indifferenza a livello politico-amministrativo di un Paese che nasconde la testa sotto la sabbia ritenendo forse che aggirare il problema o dimenticarlo, sia sufficiente a far ritenere che il problema stesso cessi di esistere?
Pradalunga, piccolo Comune in provincia di Bergamo e teatro dell’ennesima aggressione ai danni di una collega “colpevole” di aver negato la residenza ad un cittadino senegalese viste le incongruenze relative alla documentazione dallo stesso esibita al fine di chiudere l’iter burocratico della sullodata pratica. Aggredita ed insultata prima verbalmente e poi fisicamente e refertata con una prognosi di quindici giorni per avere adempiuto con professionalità al proprio Dovere ,non è più cosa tollerabile e, parafrasando Cicerone nella sua invettiva contro Catilina, ci chiediamo fino a quando si abuserà della nostra pazienza, del nostro senso del decoro e dell’impotenza alla quale siamo costretti e pertanto impossibilitati ad abbozzare una reazione od una forma di difesa che non sia alzare le braccia per proteggerci o battere in ritirata tra il pubblico ludibrio e gli immancabili sfottò che sui social, accompagnano i video dove viene dileggiata la figura del ” vigile” plaudendo chi invece, aggredisce od insulta il malcapitato Agente di turno. Ogni giorno, dalla zona del fronte che è la strada, arrivano bollettini di guerra che riportano di tracotanti e manesche esternazioni di automobilisti che aborriscono il Codice della Strada, di commercianti che pretendono di fare a brandelli le normative che regolano l’annona e gli insulti, le espettorazioni salivari o le percosse di cittadini stranieri che si fanno beffe dell’ ordinamento giuridico di un Paese che li accoglie e di tutti coloro italiani e non che pretendono di eleggere il loro libero arbitrio a liceità per poi farsi forza con la prepotenza e sfogare cosi le proprie ingiustificabili rabbie sul vigile, sull’anello più debole di tutta una lunga catena politico, amministrativa e sociale.
Ma allora, politici, amministratori e gente deputata nella “stanza dei bottoni”, vogliamo spingerli questi ipotetici bottoni e prendere fattivamente atto che la Polizia Locale è Polizia a tutti gli effetti e che per questo, necessità di investimenti in risorse umane, di risorse economiche e di quella Riforma che le riconosca e la riconosca de facto nelle sue funzioni? Vogliamo dotare le nostre forze di Polizia Locale, forze che rappresentano un Comune ed indirettamente lo Stato, di strumenti specifici e di normative rigide che ci consentano di intervenire a prevenire ma quando è necessario anche a reprimere atti di violenza fisica che possano mettere a repentaglio la vita e l’incolumità dei cittadini e degli Agenti stessi?
Quanti colleghi quotidianamente vengano aggrediti soltanto perché intenti ad espletare il loro servizio, il loro Dovere atto a garantire la sicurezza pubblica ed il buon andamento della comunità, è un computo il cui totale lascia allibiti. La società è in continua evoluzione, una metamorfosi lenta ed inesorabile che più che mai necessità di prontezza Interventiva e professionalità, una società che la Polizia Locale non pretende né di educare e tantomeno di riformare ma, visto che alla Polizia Locale stessa sì chiede di interfacciarsi sul territorio con il cittadino e con tutte le complessità che uno e l’altro portano con sé, allora, rendiamo questi “vigili” una forza garantita, protetta e tutelata, nelle sedi comunali, nelle strade e soprattutto nelle sedi giudiziarie dove spesso chi aggredisce i colleghi viene trattato con quella indulgenza e quel buonismo forzato ed incapibile che si risolve troppo frequentemente con pene irrisorie e risibili se non addirittura con un’ impunità che rimane deleteria in un Paese che si voglia dir civile perché l’impunità, provoca la temerarietà e questa, apre la via ad ogni eccesso.
Noi del Fuori Coro, compagine apolitica ed asindacale di ufficiali ed Agenti di Polizia Locale di vari Comuni d’Italia, con questa lettera di sfogo e solidarietà per la collega di Pradalunga, vogliamo porre in risalto, ancora per chi vorrà ascoltarci, la situazione di disagio assoluto nella quale versa la Polizia Locale italiana, disagio condiviso anche da più parti, da quelle parti che sotto l’ipotetico scudo dei “vigili” sanno ancora di poter trovare protezione e professionalità.
Pertanto, politici, Sindaci, amministratori, dirigenti e funzionari tutti, raccogliete questo ennesimo lamento, fatevi parte attiva per metterci in condizione e di operare al meglio ed in sicurezza sulle strade, su quelle strade che senza la presenza della Locale, sarebbero certamente meno sicure perché è la Polizia Locale la vera polizia di prossimità per la conoscenza del territorio e delle complessità che lo caratterizzano.
Solidali con la collega di Pradalunga alla quale auguriamo celere guarigione, possiamo solo augurare buon lavoro e buona fortuna a tutti i colleghi che ancora hanno voglia e fiducia di alzare il loro grido di lamento, fiduciosi che qualcuno lo voglia raccogliere.
Il Capo Redattore Max Castagna