“Se”, è una parola di due lettere che grammaticalmente definita congiunzione, ha da sempre creato qualche incertezza tra gli studenti. Già perché ci si pone sempre il dilemma, per chi il dilemma se lo vuol porre ovviamente, se questa piccola ma peculiare parte del discorso, preferisca sostenere verbi coniugati con il tempo condizionale oppure il tempo congiuntivo. Ma non solo questo perché la parola “se”, è anche la sillaba centrale del verbo essere e cercheremo di esporre, in qualità di addetti ai lavori e non certamente di filosofi, la nostra posizione anche da un punto di vista diciamo ontologico per ciò che riguarda il lavoro di Agenti di Polizia Locale . Un incipit pedante ed un ampolloso preambolo per introdurre le ennesime delusioni, rimostranze ed aspettative di una categoria, viste le invereconde e vili ultime aggressioni ai danni di colleghi della Polizia Locale di Roma. Calci, morsi, pugni, testate, sportellate ed insulti a condire due momenti dove il servizio di polizia stradale, un servizio di utilità pubblica e di fondamentale necessità, viene ridotto a volgare rissa da strada da figuri di indubbia volgarità ed assoluta protervia. Allora, tornando a ciò che titola questa ennesima lamentela, il problema si riduce tutto al “se” perché se fossimo considerati Polizia di serie A come meriteremmo e meritiamo, se avessimo gli strumenti e soprattutto la facoltà di poterci difendere da chi ci aggredisce, se chi siede nella stanza dei bottoni avesse la consapevolezza del lavoro che quotidianamente svolgiamo sulle strade e se ci fosse la percezione esatta della realtà che su quelle strade si consuma, allora, ci sarebbe la Polizia Locale e le forze di polizia più in generale, in grado di svolgere il proprio lavoro in maniera ancor più soddisfacente e gratificante proprio anche a livello emozionale, con l’orgoglio di sentirsi parte di qualcosa di grande e di utile piuttosto che sentirsi carne da cannone, mandati allo sbaraglio ed allo sbaraglio lasciati soli. Tutti questi “se” coniugati all’imperfetto congiuntivo sono l’immagine speculare di quanto sia proprio imperfetto lo stato di salute nel quale versa la Polizia Locale. A Roma i colleghi che sono stati violentemente aggrediti soltanto per aver impedito il transito ad un automobilista che pretendeva di accedere in una strada dove si stavano eseguendo rilievi a seguito di un sinistro stradale e per aver redarguito un pedone, una cittadina straniera, che aveva attraversato una strada nonostante il rosso del semaforo, sono l’ennesimo esempio di situazioni “oltre limite” da dover arginare, prevenire e dissuadere. Pertanto, se fossimo un Paese civile quanto quelli europei ai quali guardiamo con ammirazione forse eccessiva ma che comunque non imitiamo, avremmo una Polizia rispettata ed autorevole senza dover essere per forza di cosa autoritaria e questo sottile confine tra essere autoritari oppure autorevoli, è confine si sottile, ma fondamentale per operare tra e per la comunità. Se la cittadina straniera di cui sopra che si è esibita in tristo spettacolo di mordace aggressione a danno dei colleghi, avesse dato sfogo alle sue intempetanze nel suo paese est europeo, avrebbe passato senza dubbio alcuno e com’è giusto che sia, spiacevoli ma quantomai educativi, quarti d’ora. Avere o essere, se avessimo e se fossimo mentre purtroppo siamo; siamo in una posizione di svantaggio, dove l’essere dileggiati, vilipesi, aggrediti e lasciati a noi stessi, ha portato ad una inevitabile carenza di “vocazioni” visto che pochi ambiscono a divenire Agenti di Polizia Locale dato che siamo mal retribuiti, per nulla o poco tutelati nei tribunali, considerati dalle istituzioni poco più che bidelli con la pistola e la nostra professione, nonostante, i Caduti, il sangue versato ed i giorni di prognosi certificati, non riconosciuta usurante a discapito di altre figure lavorative sicuramente usurate ma non percosse o bastonate come quella del “vigile” . Siamo alle solite, siamo, noi del Fuori Coro, un’altra voce nel deserto che aspetta di essere udita e raccolta perché se siamo ancora sulla strada è perché ancora ci crediamo, ma credere non basta e se la fede fosse supportata da una ormai mitologica Riforma, da strumenti e dotazioni informatiche ed individuali all’altezza, dall’ investimento in risorse umane ed economiche e da sentenze che ci tutelassero dando nuovamente fiducia nella macchina giudiziaria a noi ed a tutta quella larga parte di cittadini che ancora nella Legge crede e sotto la quale auspica di trovare riparo e conforto, allora sicurezza, civiltà, progresso ed integrazione, avrebbero senso e compimento piuttosto che sembrare, come sembrano, solo parole vuote e retoriche. Se, tutto sta dunque nel “se”, questioni grammaticali sembrerebbero, ma oltre la grammatica, è nella realtà e nella pratica che bisognerebbe trovare fondamento e delle quali tenere conto. Intanto, ancora aggressioni, per il futuro, si vedrà.
Buon lavoro e buona fortuna a tutti.
Il Capo Redattore Massimo “Max” Castagna
Redazione IL FUORI CORO
Grande Max. Come tuo “solito” vai alla radice del problema. Non potevi esprimere meglio ciò che tutta la nostra categoria vive. Complimenti 💪
Grazie Gio’…
Perfetta disamina, nella speranza che il tepore di chi legifera, lasci il posto alla coscienza e una volta per tutte riconosca la professionalità, serietà e fermezza dei Corpi di Polizia Locale o se vi viene più comodo, dei Vigili Urbani.
Bravo Franck….